“L’importante è essere unici”. Parola di Luca Pisaroni, il basso baritono protagonista de Le siège de Corinthe, capolavoro riproposto per la prima volta in edizione critica integrale al Rossini Opera Festival. “Ciò che mi affascina dell’opera – spiega – è che diversi interpreti offrono differenti letture dello stesso ruolo. Ognuno ha qualcosa da aggiungere”. Pisaroni debutta due volte: al Rof e nel ruolo di Mahomet II, dopo aver cantato nel Maometto II in due diverse produzioni.

Partiamo proprio da qui: che differenze ci sono tra i due ruoli?
Si tratta di due parti dalla tessitura molto diversa. Pensavo che Mahomet fosse molto più simile a Maometto, invece quest’ultimo è un ruolo più da basso cantante mentre l’altro è quasi baritonale. I due sono invece simili per quanto riguarda il conflitto interiore che il personaggio vive: perché Mahomet non è solo un personaggio negativo o cattivo, ma si innamora e sogna come la sua vita potrebbe essere stata se non avesse avuto tutte queste responsabilità da condottiero. L’incontro con Pamyra apre una finestra su una vita completamente diversa, fatta non solo di guerre e conquiste, ma di amore.

Come risolve questo conflitto dal punto di vista interpretativo?
Credo che per il pubblico sia molto più interessante vedere una persona che ha diverse sfaccettature: a volte, qualcosa sussurrato piano è più terribile dell’urlo. Penso ad esempio alla parte centrale del duetto con Pamyra nel secondo atto, dove Mahomet è davvero un uomo normale che soffre per amore, ha dei dubbi e spera che il suo destino sia diverso. È strano, perché ha una sorta di doppia personalità: un po’ è arrogante e si aspetta che lei lo ami, ma anche lui ha i suoi dubbi. Per un cantante attore è un ruolo ideale da interpretare.

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